La riunione della Commissione regionale antimafia avvenuta questa mattina al Centro Padre nostro, fondato dal prete antimafia Pino Puglisi, "E' un atto di solidarietà al nostro ente, dopo gli atti vandalici subiti negli ultimi tre mesi" ha detto il presidente del centro, Maurizio Artale. "La legalità per noi giovani di Brancaccio - hanno scritto i ragazzi in una lettera indirizzata alla Commissione - fino a qualche tempo fa, era un diritto negato, si associava sempre Brancaccio alla mafia”. Almeno fino alla fondazione del centro, aperto ai ragazzi del quartiere palermitano di Brancaccio, da parte di don Puglisi, poi ucciso da Cosa nostra il 15 settembre ’93. Don Puglisi è stato beatificato nel 2013, con una cerimonia al Foro Italico a Palermo. "Oggi con il martirio e la beatificazione di Padre Puglisi si associa Brancaccio a speranza - prosegue la lettera - Il suo esempio ci ha insegnato ad opporci alla violenza, all'ingiustizia ed alla prepotenza, ci ha insegnato l'amore per la nostra terra, abitata anche da uomini onesti. Noi vogliamo ribellarci alla mentalità mafiosa, vogliamo vivere la nostra cittadinanza in maniera attiva. Noi da soli non possiamo vincere questa sfida, crediamo che Brancaccio, con l'aiuto delle istituzioni, possa diventare punto di riferimento per iniziative ed esempio di legalità per tutti". Brancaccio 2.0: progetti per il futuro Diverse le decisioni prese nel corso della riunione della Commissione regionale antimafia, in visita al centro di don Puglisi per manifestare vicinanza ai suoi animatori dopo le intimidazione subite nei mesi scorsi, oltre che per discutere del progetto denominato “Brancaccio 2.0". Presenti, tra gli altri, il presidente Nello Musumeci con i vicepresidenti Salvatore Cordaro e Fabrizio Ferrandelli, Pietro Alongi e i fratelli di don Puglisi, Gaetano e Francesco. Tra i nuovi obiettivi, l’avviamento di un osservatorio permanente su Brancaccio e la convocazione, in commissione, di assessori e dirigenti responsabili dell'erogazione dei fondi artale-maurizioprevisti dall'ex tabella H, in realtà mai percepiti dai legittimi destinatari. Ferrandelli ha auspicato che si faccia "chiarezza sulla gestione dei bandi emanati dall'assessorato alla Famiglia che ha visto il centro Padre nostro qualificarsi ai primi posti e che in realtà non ha potuto percepire quei fondi. In seguito - ha spiegato il vicepresidente della commissione - occorre lavorare sul fronte della prevenzione, investendo sui giovani e sottraendo manovalanza alla mafia. Non possiamo accettare che da due anni il Comune di Palermo tenga bloccati i fondi della legge 285: in questo modo rimangono chiusi 32 centri, tra cui questo di Brancaccio, e si lasciano per strada, senza prospettive, quasi 3000 minori”. “Entro un paio di mesi”, ha detto il presidente Artale, si attenderà "la convocazione del tavolo interistituzionale per istituire un osservatorio permanente su Brancaccio con diversi operatori sociali”. “Intendiamo appoggiare questo progetto - hanno ribadito Gaetano e Francesco Puglisi - e speriamo che dopo 20 anni le intimidazioni finiscano”.
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