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A Brancaccio la legalitā č al capolinea .Trasporto pubblico, i lavori infiniti del passante

La stazione di Maredolce devastata dai vandali tre anni dopo la sua inaugurazione vetrate e impianti elettrici distrutti e per i ritardi dei cantieri il treno ancora non si ferma

data articolo 14/03/2019 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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A Brancaccio la legalitā č al capolinea .Trasporto pubblico, i lavori infiniti del passante
Articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia

Quadri elettrici ridotti in cenere, tutti i vetri in frantumi, paletti in metallo segati e portati via. La rappresentazione plastica dei soldi pubblici gettati alle ortiche si può ammirare nell’ampia e luminosa stazione del passante ferroviario di Maredolce, completata tre anni fa, mai aperta e offerta alle azioni perverse di teppisti e ladruncoli di quartiere. Basta percorrere a piedi la piccola via Gangitano, per ritrovarsi sopra il cavalcavia e la rotonda Norman Zarcone, che rappresentano la porta d’ingresso a Brancaccio, provenendo da corso dei Mille. Un cancelletto spalancato separa le casette basse dalla spaziosa stazione «fantasma». Parcheggio deserto con vista sull’antico e maestoso consorzio agrario sequestrato e, per l’occasione, una catasta di mobili vecchi, cassapanche, e sedie rotte, addossata al muretto che costeggia la ferrovia, pronta per essere data alle fiamme per la festa di San Giuseppe. Sono le «cartoline» di una infrastruttura-gioiello del nuovo sistema di trasporto pubblico urbano, ma in stato di totale abbandono. La stazione Maredolce è interamente realizzata in superficie, posizionata fra Brancaccio e Bivio Oreto sulla bretella ferroviaria che collega le linee Palermo-Messina e Palermo-Trapani/Punta Raisi. Due banchine lunghe 125 metri, parzialmente coperte da pensiline, un sottopasso di collegamento delle due banchine, un fabbricato tecnologico centrale adesso completamente devastato, un parcheggio pavimentato con 20 posti auto, di cui 3 per persone a ridotta mobilità. Il completamento di Maredolce era stato annunciato in occasione dell’inaugurazione delle altre due stazioni, Guadagna e Lolli, il 16 febbraio 2016, alla presenza dell’allora ministro alle Infrastrutture, Graziano Delrio, dei vertici di Rfi e di tutte le autorità comunali e regionali. Maredolce era strutturalmente pronta, ma, non essendo servita da treni in quel momento, sarebbe diventata operativa al completamento del passante, con i treni che collegheranno Fiumetorto con Punta Raisi. Il passante ferroviario è un’opera imponente, appaltata da Rfi-Rete ferroviaria italiana e in corso di realizzazione da Sis. Una linea a doppio binario elettrificata di 30 chilometri, con 22 fermate, di cui otto stazioni completamente nuove, 22 passaggi a livello eliminati, pensata per migliorare il trasporto metropolitano su ferro, per un costo complessivo di oltre un miliardo di euro. Un appalto-lumaca, caratterizzato da intoppi di ogni genere, continui rischi di licenziamento delle maestranze e ritardi accumulati nella consegna degli step di completamento. Ad aprile partirà la demolizione di quattro edifici di vicolo Bernava, a due passi dal Palazzo di giustizia, che hanno finora bloccato la realizzazione della fermata Papireto-Imera. A gennaio è stato completato il tunnel fra le stazioni Notarbartolo e Belgio. Mancano le fermate Capaci, ferma per un contenzioso, e Lazio per la quale serve un nuovo appalto. Gli ultimi slittamenti sono stati quelli relativi alla riattivazione delle corse verso Punta Raisi, riprese nell’ottobre scorso dopo tre anni e mezzo di interruzione. Anche a questa lunga sospensione di collegamenti è legato il mancato utilizzo della stazione di Maredolce, come segnalato oltre un anno fa dai pendolari durante una riunione con Rfi che, con rammarico, aveva dovuto constatare le pessime condizioni in cui si trovava la struttura, annunciando la necessità di lunghi lavori per renderla nuovamente funzionante. Da allora è già trascorso un anno e la situazione è ulteriormente peggiorata.

Le reazioni dopo il raid, Orlando: «il terreno al centro padre nostro»
«Un parco per l’asilo di don Pino»

Accolta la richiesta di Artale per l’area tra le vie Brancaccio e Gangitano

Far vivere il terreno in cui sorgerà l’asilo nido dedicato a padre Pino Puglisi. Con attività per ragazzi, orti curati dalle scuole del territorio, cinema all’aperto durante l’estate. Tutto fuorché roghi e malaffare. Il presidente del Centro Padre nostro, Maurizio Artale, vorrebbe l’area tra via Brancaccio e via Gangitano in comodato d’uso per sottrarlo ai continui raid vandalici e il sindaco Leoluca Orlando risponde positivamente. «Non c’è alcun problema. Ma procederemo anche a realizzare un piccolo parco-giochi in uno spazio alle spalle di questo terreno. È il programma del nuovo assessorato al Decoro urbano» afferma il sindaco, che annuncia anche un’assemblea dei cittadini con tutti gli assessori e i responsabili delle aziende partecipate. L’impegno principale, comunque, è quello di realizzare l’asilo nido, una volta ricevuto il decreto di finanziamento del Cipe, ma è necessario che il comune pianifichi l’iter burocratico per utilizzare il progetto donato dal Centro Padre nostro. Intanto, continuano le reazioni di solidarietà al centro di accoglienza fondato dal sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993. Di «atto vile» parla il presidente della Regione, Nello Musumeci: «il governo regionale è vicino agli operatori sociali e agli insegnanti del Centro Padre Nostro. La stessa vicinanza va a tutte quelle famiglie oneste del quartiere palermitano che credono in un futuro libero dal condizionamento del malaffare». E la segretaria regionale della Flc Cgil, Graziamaria Pistorino: «La costruzione di una scuola rappresenta una minaccia al dominio culturale mantenuto dalla mafia. È necessario un grande piano di investimento istituzionale e sociale, che passa attraverso la scuola pubblica garantita a tutti».  

Alessandra Turrisi

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