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Tra Brancaccio e Zen1, la paranza dei bambini di Cosa nostra all'asilo

Intimidazioni al "nido" di don Puglisi, danni allo "Sciascia": stesse mani di ragazzini

data articolo 13/03/2019 autore Il Fatto Quotidiano categoria articolo RASSEGNA
 
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Tra Brancaccio e Zen1, la paranza dei bambini di Cosa nostra all'asilo
Articolo de Il Fatto Quotidiano

Non c’è pace per Palermo in queste ore. Prima gli atti intimidatori nel quartiere Brancaccio dove sorgerà l’asilo nido don Puglisi, poi il raid vandalico alla scuola “Sciascia” nel quartiere Zen1. Mani diverse ma pur sempre mani di ragazzini, figli di una mentalità mafiosa che sembra attanagliare la città nei suoi quartieri più poveri e più difficili. A Brancaccio non se l’aspettavano. Venerdì scorso il centro “Padre Nostro” ha consegnato all’amministrazione il progetto dell’asilo che sarà finanziato con 3,4 milioni di euro dal Fondo di sviluppo e coesione. Una “festa” per il presidente Maurizio Artale e per i volontari del centro che finalmente realizzeranno uno dei sogni di padre Pino Puglisi.

MA OGGI come negli anni 90 quando a essere minacciato era quel “parrino” che strappava i più piccoli dalle famiglie mafiose, a qualcuno non è piaciuta l’idea che in quella piazza potesse sorgere una scuola. E a far sentire la voce di qualche boss hanno inviato i bambini a strappare lo striscione che annunciava il progetto, rompere catenaccio e lucchetto e minacciare Artale: “Ho trovato tre ragazzini, una bambina che faceva da palo e altri due nel terreno dell’asilo. Quando li ho chiamati uno di loro mi ha guardato in faccia e mi ha detto: “Tu cu si? Unn’è u tuo u tirrienu e ccà tu asilo un ni costruisci” (Tu chi sei, il terreno non è tuo e qui tu asilo non ne costruisci”)”. Ma non basta, rimessa la catena sono tornati e l’hanno di nuovo spezzata e fatta sparire, portando nel campo pezzi di mobili vecchi per appiccare il fuoco. Artale non ha dubbi: “Non è farina del sacco dei bambini. C’è dietro ben altro. Abbiamo cambiato sei catenacci e andiamo avanti. Oggi lo Stato e l’amministrazione comunale stanno dalla nostra parte e noi non possiamo fermarci. In quello spiazzo vogliamo l’illuminazione in modo da vivere già da ora quel luogo”. Artale non s’arrende. Sa che con lui c’è una maggioranza silenziosa di cittadini che ancora non hanno il coraggio di denunciare ma stanno dalla sua parte. A sentirsi soli e abbandonati ci sono, invece, gli insegnanti e il preside del plesso Smith preside del plesso Smith dell’istituto “Sciascia”. Lunedì mattina si sono trovati davanti all’ennesimo atto vandalico. Quando i collaboratori scolastici hanno aperto la scuola dell’infanzia hanno subito capito che qualcosa era successo. Hanno trovato scaraventato a terra il materiale didattico, i giochi dei bambini, le ante degli armadi. Chi si è infilato l’ha fatto da una finestra che ha rotto ed è fuggito con due radio registratori e la macchina del caffè delle insegnanti. Fortunatamente computer e altro materiale era conservato ina stanza blindata. “Siamo stanchi – spiega Concetta Sinopoli, responsabile del plesso Smith – di subire questi atti vandalici, c’è un senso di rabbia insieme alla sensazione di essere impotenti. Non sappiamo come difenderci. Chiamiamo le forse dell’ordine, vengono, fanno i verbali, ma poi se non abbiamo nemmeno l’impianto di videosorveglianza che possono fare?”. Due anni fa un altro atto di vandalismo ha distrutto le telecamere e da allora non c’è più alcun mezzo per proteggere la scuola:” Nonostante la nostra richiesta per riattivarlo il Comune non risponde”, continua la maestra.

Alex Corlazzoli

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