Palermo

Palermo, minacce al centro di Don Puglisi. Raid di un parente del boss Lauricella

Nel mirino il recupero del terreno che ospiterà il 15 settembre la visita di papa Francesco. L'uomo ha affrontato il presidente dell'associazione: "Se buttano giù casa mia ti ammazzo"
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Il parente del boss Antonino Lauricella è entrato con aria spavalda al centro Padre nostro di Brancaccio, ha chiesto di Maurizio Artale, il presidente dell’associazione, e gli ha urlato: «Se buttano giù casa mia, io ti ammazzo». È accaduto martedì scorso.

La casa che sta tanto a cuore al parente dello “Scintillone” è un immobile abusivo di due stanze, che si trova nel grande terreno di via Brancaccio di recente affidato al centro Padre nostro, dovrebbe diventare un parcheggio e un’area di accoglienza nei giorni della visita di Papa Francesco, a settembre, e poi forse la piazza che il quartiere non ha mai avuto. «È un altro pezzo di Brancaccio che vogliamo restituire alla collettività», dice Maurizio Artale, che da venticinque anni è impegnato in questa parte di città con un gruppo di volontari, per realizzare i sogni che erano di don Pino Puglisi, il parroco ucciso nel 1993. «Non ci fermeremo», ribadisce Artale. Il Centro è stato oggetto di uno stillicidio di intimidazioni, otto anni fa arrivò pure una telefonata al presidente: «Se continui a venire a Brancaccio ti spariamo in bocca», disse un anonimo.
Il presidente del Centro Padre nostro Maurizio Artale 
Ma i volontari non si sono mai fermati. Prima l’impegno con i minori, poi con le ragazze madri, con gli ex detenuti, il recupero di spazi abbandonati che oggi sono un centro per anziani, un centro sportivo, una piscina. Adesso, la sfida di restituire alla collettività un’area estesa 14mila metri quadrati, che è di proprietà di un privato, si trova accanto al terreno dove dovrebbe sorgere la nuova chiesa. Ma quell’area è una delle zone franche di Brancaccio: il parente del boss Lauricella ha deciso di allargare il suo appartamento con due stanze abusive e un giardino. «Ma quel terreno è destinato alla comunità», ribadisce Artale. E, ora, c’è una indagine della squadra mobile sulle minacce di morte. Mentre a Brancaccio è in corso un’altra sfida nel nome di don Puglisi.

Il prefetto Antonella De Miro ha istituito un tavolo di coordinamento, in collaborazione col Comune, per recuperare tanti spazi abbandonati e istituire servizi che ancora non ci sono, come ad esempio un asilo nido. «La sfida di Brancaccio, sostenuta dai fratelli di don Puglisi, non si ferma — dice Artale — e adesso grazie al sostegno della prefettura stiamo rilanciando tante iniziative coinvolgendo la gente di buona volontà». C’è aria di entusiasmo nel quartiere, il 15 settembre, nel venticinquesimo anniversario dell’uccisione di Puglisi, arriverà Papa Francesco. Ma Brancaccio continua ad essere anche terreno della riorganizzazione mafiosa. Da via Hazon a Villagrazia, da Santa Maria di Gesù a Pagliarelli, la periferia è in fibrillazione per le mosse di alcuni boss tornati in libertà. Lauricella è uno di questi. Chissà quali nuovi affari ha messo in campo. Di sicuro, qualche tempo fa, Totò Riina diceva in carcere al compagno di ora d’aria: «Questo padre Puglisi lo voleva comandare lui il quartiere. Ma tu fatti il parrino, pensa alle messe, lasciali stare il territorio, il campo, la chiesa». L’impegno sul territorio è l’antimafia che i mafiosi non sopportano proprio.

Solidarietà al Centro Padre Nostro e agli abitanti di Brancaccio, vittime ancora in questi giorni di intimidazioni e minacce. È stata
espressa ieri dal sindaco Leoluca Orlando che si è recato presso il Centro e ha incontrato i volontari e le volontarie che quotidianamente
lavorano per l'inclusione sociale e i diritti delle persone.