Palermo | 17/05/2024 | 13:06:07
Pagina Facebook Pagina Youtube Instagram Google Plus
Centro di Accoglienza Padre Nostro - ETS
Fondato dal Beato Giuseppe Puglisi il 16 luglio 1991. Eretto in ente morale con D.M. del 22.09.1999
Centro di Accoglienza Padre Nostro Onlus

Gli attentati a Brancaccio tra solidarietà e paura

Per tre volte preso di mira il centro Padre Nostro

data articolo 27/04/2007 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
torna indietro
Articolo del Giornale di Sicilia
Articolo del Giornale di Sicilia
(rop) A piazza Anita Garibaldi, nel punto in cui don Pino Puglisi morì, c’è un ramoscello d’ulivo bruciato dal sole. Il parafango di una macchina copre la porzione di marciapiede che accolse il corpo del sacerdote assassinato dalla mafia. La memoria passa. Brancaccio resta. Restano gli scantinati di via Hazon. Restano gli «Stati Uniti» -la zona accanto al passaggio a livello - una pozzanghera di povertà e disagi che sembra misera, perfino rispetto al contesto. Resta il centro «Padre nostro», il fortino aperto al quartiere davanti alla chiesa. Restano coloro che non amano la mano tesa di chi tenta di togliere i bambini dalla strada. Il pulmino del «Padre nostro» è stato colpito a più riprese, come uno sfregio a una bandiera. La notte scorsa ignoti hanno rotto il vetro. È stato il terzo attentato in tre giorni. «È un accanimento più che sospetto - dice Maurizio Arale, responsabile della struttura -. Avvertimenti del genere capitano in periodi caldi come quello elettorale». Piovono gocce di solidarietà. Il consorzio Asi propone di impiantare un sistema di videosorveglianza. Domenico Buccheri, professore della scuola «Puglisi» promette di organizzare una riunione con Beppe Lumia, vicepresidente della Commissione Antimafia. Al centro, si lavora di fianco all’inquietudine. «La paura c’è, inutile negarlo -dice l’assistente sociale Mimmo De Lisi -. Le attività sono tante e raccontano vicende di speranza». Raccontano la storia di Totò che dormiva per strada. Raccoglieva ferro e lo rivendeva per pagarsi il vino della taverna. I volontari l’hanno salvato prima che l’alcol gli bruciasse del cuore e cervello. E ci sono gli ospiti, tra donne e bambini, della casa d’accoglienza. Corpi segnati dalla violenza di consorti e padri brutali, abituati a entrare e uscire di galera da una porta girevole. «Una signora ha denunciato il marito per maltrattamenti - spiega De Lisi -. Ha trovato il coraggio di andare dai carabinieri e spezzare un circolo vizioso. È il rumore della consuetudine che si rompe a dare fastidio. Sono i versi di Pascoli e Leopardi che piacciono a molte mamme che frequentano il doposcuola e si mettono in testa, poi, di cercare l’infinito a Brancaccio. È il nido creato per 22 piccoli che crescono sotto la protezione benefica dei volontari. «Forse materialmente sono i ragazzini della zona a vandalizzare le nostre cose - dice De Lisi -ma dietro c’è la mano di qualcuno». Dietro l’impegno di Valeria Amorello, invece, c’è solo il servizio sociale svolto con coscienza. «Non ho avuto problemi a venire a Brancaccio», dice lei. Valeria riceve chi cerca viveri e beni di prima necessità: «La gente è tranquilla. Qualcuno sfoga rabbia e frustrazione». I successi minimi sono importantissimi: «Stiamo seguendo con attenzione tre ragazzi che si sono iscritti all’Alberghiero - spiega De Lisi -. L’approdo alle superiori è una vittoria». Qualcuno è arrivato da poco. Altri conservano la memoria di un tempo soffocato nel sangue. «Ho cominciato a frequentare la chiesa durante l’ultimo periodo dell’opera di padre Puglisi – racconta Antonella Rizzo -. Lui mi ha dato la fiducia col suo sorriso. Brancaccio è un posto a suo modo normale». Solo che non si può fare finta che la devastazione di un pulmino sia opera dei teppisti, come normalmente accadrebbe altrove. Qui, un semplice vetro rotto rappresenta un messaggio dal mittente certo. E’ il pizzino dei soliti ignoti. Roberto Puglisi

segnala pagina Segnala