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Un «corto» per padre Puglisi. A Brancaccio omaggio delle Acli

La proiezione. Girato dal regista Pasciuta

data articolo 20/09/2006 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo del Giornale di Sicilia
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(sapiz) Un cortometraggio per Padre Pino Puglisi. Il prete ucciso tredici anni fa barbaramente dalla mafia. E’ il modo con il quale le Acli siciliane (associazioni cristiane lavoratori italiani) celebrano il martirio di «3P», come era soprannominato. Il corto, dal titolo «Dietro la statua di San Gaetano», è stato trasmesso ieri pomeriggio alle 19 all’Auditorium comunale «Giuseppe Di Matteo», a Brancaccio. «Abbiamo subito accolto con entusiasmo l’invito di Maurizio Artale, responsabile del Centro Padre Nostro di Brancaccio. – afferma Sebastiano Arcidiacono, presidente regionale delle Acli – nel segno della legalità». Il corto è stato diretto, girato e montato dal regista palermitano Gaspare Pasciuta. Tutto ruota attorno alla statua, quella di San Gaetano appunto che si trova nel cuore del quartiere ma che è anche il nome della parrocchia dove operò il prete. Attorno ad essa si susseguono le immagini della gente che lo abitano e le testimonianze di chi ha conosciuto padre Puglisi. «Si tratta di “testimonianze minori” – dice il regista -, di coloro che non hanno partecipato al processo di beatificazione, ma che in un certo senso hanno pari valore perché costituiscono una memoria diffusa, sommessa». Ma dietro la statua di San Gaetano c’è anche altro. Innanzitutto, il parallelismo tra il santo e la figura di Puglisi. Nel sedicesimo secolo, San Gaetano morì per fermare una guerra a Napoli. Negli anni ’90 del Novecento, padre Puglisi perse la vita per lo stesso nobile motivo. Infine, c’è un ultimo messaggio. Dietro la statua di San Gaetano c’era il mulino del sale di cui oggi restano solo i ruderi. Ciò che rimane della struttura è stato donato al Centro Padre Nostro che realizzerà un centro di accoglienza per gli anziani del quartiere con fondi ricevuti dai privati e dalla Regione siciliana. «Il senso di questo lavoro cinematografico – dice Matilde Foti, responsabile dell’organizzazione – mi è stato più chiaro solo dopo aver visitato la cappella dov’è sepolto padre Pino Puglisi. Ho capito che non possiamo lasciarlo solo: dobbiamo proseguire la sua opera.

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