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Le spoglie di don Pino a Brancaccio. I parroci: “Speranza di un risveglio”

Viaggio tra le chiese di periferia, a due passi da San Gaetano, dove tornerà il corpo del prete ucciso da Cosa nostra 13 anni fa

data articolo 15/09/2006 autore La Repubblica categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo de La Repubblica
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CI ACCOGLIE padre Domenico Tinaglia, che da 36 anni svoIge lì il suo presbiterato. «Puglisi Io sentii alcune ore prima dell’omicidio, doveva venire il giorno successivo per un matrimonio. È positivo che la sua salma torni da queste parti, la gente potrebbe essere spinta a ricordare meglio la sua esperienza sacerdotale. Quando lui era a Brancaccio non facevamo attività comuni». Questa della mancanza di coordinamento, come ci confermano i parroci, è una prassi che continua. Del resto, non notiamo nessuna foto di Puglisi adornare i molti muri delle chiese o delle canoniche, per altro verso piene di immagini. Qualche parroco della zona ci dice che lui la parola mafia dall’altare non la pronunzierà mai, meglio riferirsi genericamente a persone che sbagliano. A poche centinaia di metti da San Giovanni, in Corso dei Mille, sorge la chiesa del Santissimo Salvatore. Fu qui che Padre Pino mosse i suoi primi passi da novella sacerdote. Una ragazza che attende di parlare con il sacerdote risponde con un cenno deciso di diniego alla domanda che tende a capire se dalla morte di Puglisi siano stati organizzati dibattiti e approfondimenti su mafia e antimafia. Padre Alerio Montalbano è dal 1997 il parroco, tra qualche settimana sarà trasferito in una parrocchia di via Sciuti, zona borghese della città. «Il suo corpo che torna potrebbe favorire un risveglio di fede al di là del problema mafia. C’è un tratto di Puglisi, uomo di fede, del quale si parla poco». Montalbano ha conosciuto don Pino al Centro diocesano vocazioni. Spiega che sarebbe decisivo un maggior coordinamento tra le parrocchie della zona. «Ma da Brancaccio, a esempio, ci divide la strada ferrata che è quasi una sorta di muro che non permette di comunicare». Lamenta l’abbandono delle periferie e afferma che la pastorale antimafia debba passare dalla programmazione ordinaria. Come esperienza parrocchiale cita un percorso di catechesi per i ragazzi, “Il vangelo della non violenza spiegato ai piccoli”. Dal Santissimo Salvatore risaliamo per via Giafar, superiamo i due cavalcavia e ci dirigiamo a Ciaculli, sempre a due passi dalla chiesa dove Puglisi tornerà. Nella chiesa del Santissimo Crocifisso incontriamo don Francesco Baiamonte, qui dal 1994. «Don Pino al cimitero è uno dei tanti, quello è un posto troppo dispersivo, meglio portarlo in mezzo alla sua gente. Era un mio compagno di studi, eravamo in posti vicini in cappella, in mensa e per i compiti. Lui era un battitore libero, un vero formatore». Di iniziative comuni con le altre parrocchie vicine neanche a parlarne. L’impressione è che Puglisi sia stato ucciso a migliaia di chilometri di distanza. “Con le sue parole prosegue don Francesco si sarà attirato la malevolenza di qualcuno. Anche nel mio territorio parrocchiale si avverte una presenza di sotterfugi, di pizzo, però nessuno parla.. Un parroco ha notato la manovalanza che va in giro a raccogliere i soldi per le famiglie dei carcerati. «La mafia ­continua Padre Baiamonte -non si combatte con le manifestazioni, si affronta con la grazia di Dio, bisogna cominciare dall’interno a demolirla, con la persuasione, con la legge di Dio, che non permette la prepotenza, dall‘esterno la mafia si può solo graffiare». Lotta umile e silenziosa -aggiunge – come l’acqua che s’insinua nella roccia. «La mafia è comunque un peccato, mangiare senza lavorare è un peccato -conclude il parroco di Ciaculli -ma non è necessario dirlo sempre». Proseguiamo verso Croceverde Giardini. Lungo la strada che porta a Ciaculli, in corrispondenza delle case popolari, ci sono un certo numero di negozi. E’ venuto meno, almeno in questa parte del quartiere, il veto della mafia degli anni Settanta e Ottanta, che permetteva solo agli ambulanti di vendere le mercanzie e andare subito via. Da Ciaculli a Croceverde, invece, un susseguirsi di villette ben tenute, alcune anche lussuose, la regola vale evidentemente ancora. Tranne quelli di un macellaio, un carrozziere e un tabaccaio, nessun altro esercizio commerciale si affaccia sulla strada. La parrocchia è dedicata a Maria Santissima del Carmelo, una statua di Padre Pio all’ingresso. Dentro, la messa pomeridiana. Dieci anziani in tutto a seguirla. Don Pietro Cappello è da dieci anni il parroco. «E’ giusto che la sua salma torni, perché ha dato in questo territorio la sua vita. Ero molto amico di Puglisi». Si, ma la mafia? «La chiesa – afferma uno dei parroci ­non può essere troppo focosa contro la mafia, perché gli pestiamo i piedi e non sappiamo sino a che punto ciò sia un bene». Anche nelle parrocchie di San Sergio Papa a singole e Maria Santissima lmmacolata allo Sperone, in quella di Maria Santissima delle Grazie di via Conte Federico o nella comunità di San Giovanni Bosco, nei pressi del luogo dove don Pino fu ucciso, tutte molto vicine a San Gaetano, non si ha notizia di particolari percorsi nati sulla scia di Puglisi o di iniziative per ricordano. Veniamo rimandati alla celebrazione solenne in cattedrale di oggi, scelta da anni come data d’inizio dell’anno pastorale diocesano proprio nel nome del parroco di Brancaccio. Ma al di là di questo e tolte alcune pochissime esperienze di comunità cristiane impegnate sul fronte antimafia, la chiesa di Palermo sem­bra ferma al 14 settembre 1993. Chissà se un corpo che torna a casa potrà cambiare qualcosa. L’APPUNTAMENTO Lunedì prossimo marcia per la pace da San Ciro a Piazza Scaffa Messa e Fiaccolata per ricordarlo SONO tante le iniziative previste per il tredicesimo anniversario dell’assassinio di don Puglisi. Dopo la fiaccolata di ieri sera, i giovani del centro Padre Nostro si sono dati appuntamento questa mattina, alle 10.30, per l’inaugurazione di un busto in bronzo, nella sede di via San Ciro. Alle 19, il cardinale De Giorgi celebrerà una messa in cattedrale. Le manifestazioni proseguiranno sabato, a palazzo Bufera di Baghena, con il convegno «Il martino di don Puglisi, l’impegno di ogni cristiano». Il 18 e il 19, nella parrocchia di San Gaetano e previsto un convegno, su «Testimoni di Gesù speranza nel mondo. Lunedì 25, è prevista una marcia per la pace, da via Brancaccio a piazza Scaffa. Sul sacrificio di Puglisi interviene il deputato Giuseppe Lumia: «Don Pino ci ha insegnato che i credenti, di fronte alla mafia e alla cattiva politica, non possono essere distratti. indifferenti o peggio conniventi». Lumia non fa alcun nome. Ma nel pomeriggio arriva la dichiarazione del presidente Cuffaro, nel 2001 videoripreso dal Ros mentre incontrava Vincenzo Greco, il medico condannato per aver curato il killer di Puglisi: «Il migliore tributo per onorare la me­moria di don Pino — dice il governatore — è che i siciliani testimonino alla luce del sole che la mafia fa schifo».

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