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Centro di Accoglienza Padre Nostro - ETS
Fondato dal Beato Giuseppe Puglisi il 16 luglio 1991. Eretto in ente morale con D.M. del 22.09.1999
Centro di Accoglienza Padre Nostro Onlus

Padre Pino Puglisi

data articolo 06/03/2005 autore Radio 24 categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo di Radio 24
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Così la mattina del 17 settembre 1993, Giovanni Paolo Il celebra la morte di Giuseppe Puglisi... Due giorni prima, il 15 settembre, Padre Pino festeggia il suo S6esirno compleanno. Ma per lui è un giorno di normale lavoro alla parrocchia di San Gaetano, quartiere Brancaccio, periferia ovest di Palermo. Alle otto di sera, dopo le ultime visite, Puglisi telefona da una cabina. Quando riattacca la cornetta, si accorge di essere seguito. Niente di strano, è già successo altre volte. Pochi minuti dopo, davanti al portone di casa, in piazza Anita Garibaldi, mentre infila le chiavi sulla serratura sente una giovane voce. "Padre Pino, questa è una raPina". Si volta, sorride e risponde: "Me l'aspettavo". Un colpo solo, sparato con una pistola semiautomatica calibro 7,65 spegne la speranza di un sacerdote di frontiera impegnato nella lotta al crimine organizzato. Padre Puglisi viene dal Brancaccio. Di quel quartiere conosce anche gli angoli più remoti e oscuri. Maestro elementare di matematica, passa la vita nelle parrocchie di piccoli paesini siciliani, e come insegnante di religione in seminari e licei. Poi, nel 1990 corona il suo sogno: tornare a casa, tra la sua gente. Domenico De Lisi a quel tempo è un ragazzino di borgata. Anche per lui si apre un bivio. Proseguire la scuola oppure entrare in Cosa Nostra. Ma un giorno il piccolo Domenico conosce don Pino. Questo è il suo racconto al microfono di Paolo Beltramin. Era un prete scomodo Giuseppe Puglisi. Sapeva che le parole, a volte, possono essere più forti dei proiettili. Con la solidarietà, con l'esempio quotidiano la mafia poteva essere sconfitta. Quando viene trovato il suo corpo, gli inquirenti pensano ad una vendetta di spacciatori di droga. Non è così. L'omicida si chiama Salvatore Grigoli. E' giovane ma già conosce i segreti delle armi corte e lunghe. Un killer della mafia. 40 omicidi. La sera del 15 settembre 1993, Salvatore Gngoli non è solo. Nel commando ci sono Gaspare Spatuzza, Antonino Mangano, Luigi Giacalone, Cosimo Lo Nigro. Saranno tutti condannati all'ergastolo. Nella requisitoria finale del processo di primo grado, il 28 febbraio 1998, il pubblico ministero Lorenzo Matassa propone un interessante parallelo ai giudici della Corte d'Assise: "Dopo l'omicidio, gli assassini rubarono il borsello della vittima e si divisero le marche della patente. Singolare assonanza con ciò che è scritto nel Vangelo secondo Giovanni, dopo la crocifissione Cristo: "Si divisero le sue vesti". Ma questo Grigoli, Spatuzza e i loro complici non potevano saperlo". La morte di don Puqlisi è avvenuta in una piazza cittadina, "alla luce del sole". Era quello che Padre Pino chiedeva sempre ai capi mafia durante te sue omelie: "Venite avanti, alla luce del sole". Così Roberto Faenza ha deciso di intitolare il suo ultimo film. Quando è morto, Padre Pino non era un volto noto, come tanti preti di oggi. Non aveva un viso telegenico, non amava la popolarità. Ma aveva una missione: liberare la sua gente. Il Centro giovanile che aveva creato poco prima di morire, oggi è frequentato da centinaia di ragazzi. Altri due ne sono stati fondati in altri quartieri a rischio di Palermo. E mentre il suo martino è stato ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa ed è in corso la causa per la sua beatificazione, a Brancaccio in molti come Domenico De Lisi hanno imparato a camminare a testa alta.

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